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San Francesco Caracciolo per la prima volta in processione a Napoli, Sepe ringrazia.
Il Santo dei cuochi è compatrono della Città
articolo di Pietro Roberto Montone
Sabato 5 maggio a Napoli una delegazione di cuochi ha avuto l’onore ed il piacere di partecipare alla tradizionale e solenne processione del busto di San Gennaro e delle ampolle contenenti il sangue del martire. L’occasione è stata propiziata dal fatto che, per la prima volta alla sentita processione, a cui assistono migliaia di persone, vi è stata l’uscita del busto di San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi, ma anche compatrono della città di Napoli.
Un effige in argento, di straordinaria bellezza, conservata nella cappella di San Gennaro al Duomo della città partenopea. Un evento, la partecipazione dei cuochi in divisa, che è stato sottolineato dallo stesso cardinale di Napoli Crescenzio Sepe nella sua omelia seguita al prodigioso miracolo dello scioglimento del sangue di San Gennaro. L’alto prelato ha voluto ringraziare, infatti, ufficialmente i cuochi campani e non intervenuti per l’occasione. La processione che si snoda dalla chiesa cattedrale alla Basilica di Santa Chiara ha visto sfilare i cuochi in divisa guidati dal vice presidente dell’area Sud della Federazione Italiana Cuochi nonché segretario dell’Unione Cuochi della Campania Pietro Roberto Montone; dal senatore a vita, nonché presidente dell’Associazione Cuochi di Sorrento Antonino Morvillo; dall’addetto alle pubbliche relazioni dell’Associazione Cuochi Avellinesi Michele Casula e da una nutrita schiera di alunni dell’Istituto Alberghiero “Cavalcanti”.
A coordinare tutti vi era l’impeccabile padre spirituale dei cuochi italiani Pierpaolo Ottone che per l’occasione ha fatto giungere a Napoli diversi gruppi devoti che si rifanno al patrono. In prima fila l’Associazione Laici Caracciolini; i walkerf che hanno tracciato il cammino di San Francesco Caracciolo; la confraternita di San Francesco Caracciolo a Chieti Tricalle accompagnata dal parroco don Michele che giuda la chiesa dedicata al nostro santo; i membri della famiglia Caracciolo, di cui due deputati della cappella del tesoro, con in testa Nicola Caracciolo e tanti fedeli della parrocchia di San Francesco Caracciolo di Miano di Napoli. Alle 17 in punto il Cardinale Crescenzio Sepe si è recato nella famosa cappella del Tesoro, accolto dall’abate mons. Vincenzo De Gregorio e dalla Deputazione, per aprire la cassaforte che custodisce le reliquie del Santo. Già in quella occasione, come confermato dal cardinale, il sangue si era in parte liquefatto facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. Se il prodigio non avviene, infatti, si dice che sono in arrivo seri guai per la città e non solo.
A questo punto il corteo processionale ha preso il via. San Francesco Caracciolo, tra l’ammirazione della gente che ha subito notato i cuochi in divisa, ha sfilato con gli altri Santi su via Duomo, via dei Tribunali, via delle Zite, Forcella, via San Biagio dei Librai, piazza San Domenico Maggiore e via Benedetto Croce, per giungere infine alla Basilica di Santa Chiara. La processione si svolge in ricordo della traslazione delle Reliquie del Santo dal cimitero posto nell’Agro Marciano, nel territorio di Fuorigrotta, alle Catacombe di Capodimonte, poi denominate, per questa ragione, di San Gennaro. L’evento di maggio fu detto anche «degli infrascati», per la consuetudine del clero partecipante di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Ne è memoria la corona in argento che sovrasta il tronetto sul quale viene posta la teca con il Sangue del Santo, che porta al centro un enorme smeraldo, dono della Città, di provenienza centroamericana.
Il corteo processionale, composta da tante autorità e nobili, è stato accompagnato dalla Fanfara dei Carabinieri. “Siamo stati felici – hanno commentato tutti i partecipanti all’evento – di aver visto da vicino e portato in processione il nostro Santo Patrono. Pochi sapevano del legame così forte di San Francesco Caracciolo con Napoli. La gente ci chiedeva e noi siamo stati felicissimi di poter spiegare perché eravamo presenti in divisa alla processione. Abbiamo preso parte ad un evento che mai si era verificato e speriamo che anche l’anno prossimo i cuochi della Federazione Italia Cuochi e dell’Unione Regionale Cuochi della Campania possano nuovamente essere qui. Dopo aver sentito il Cardinale Sepe ringraziarci pubblicamente dall’altare speriamo proprio di si”.